“Sulle passerelle degli Alpini appesi tra la storia e il cielo” Articolo tratto dal Corriere della Sera

“Sulle passerelle degli Alpini appesi tra la storia e il cielo” Articolo tratto dal Corriere della Sera

Sarà completata a giorni la ricostruzione dei leggendari ponti sospesi sul fronte della Grande Guerra tra Cima di Lago Scuro e il Castellaccio. Presto si potrà ripercorrere uno dei più straordinari tracciati militari, con centinaia di metri di vuoto sotto i piedi.
Grazie all’ iniziativa promossa dal Comune di Ponte di Legno, dalla Comunità montana, dagli Amici di Capanna Lago Scuro, dalle guide alpine della Valle Camonica-Adamello, i leggendari ponti sospesi della linea del fronte della prima guerra mondiale, che sfidavano il vuoto delle creste tra la Cima di Lago Scuro e il Castellaccio, sono state ricostruiti. Fra breve diventeranno la maggiore attrazione della via attrezzata chiamata Sentiero dei Fiori, uno dei più straordinari percorsi militari delle Alpi.

La ferrata ricalca il fronte su cui si asserragliarono gli alpini: un assurdo pettine di roccia sul filo dei tremila. Vi furono ricavati camminamenti, teleferiche, caverne per la truppa e per le mitragliatrici. Alpini e Kaiserjäger si fronteggiarono quassù per tre anni, estate e inverno, sommersi da metri di neve o bruciati dal fuoco di agosto. Il sentiero di guerra del Lago Scuro corre sul versante camuno della cresta, al riparo dal fuoco della conca del Presena, dove oggi i teli stesi sul ghiacciaio dello sci estivo ci ricordano il valore di quella neve, che tormentò invece i soldati infilati nei buchi tra le rocce. Per attrezzare la cresta furono impiegate squadre di scalpellini e minatori. Ci sono giunte vecchie foto che mostrano gli uomini appesi con le corde alla parete, mentre con i picconi cercano di scolpire un passaggio nella roccia viva. Si lavorò duramente a partire dal mese di agosto del 1915, in una disperata corsa con l’ inverno. Vennero intagliati gradini, ancorati cavi, installate passerelle e scale di legno. L’ ostacolo maggiore era opposto dal monolite roccioso del Gendarme di Casamadre, una specie di gigantesco bottiglione piantato sulla cresta. Le passerelle nacquero appunto per superare questo ardito torrione. La principale era lunga 72 metri, larga poco più di un metro e alta un metro e ottanta. L’ avevano intitolata al maggiore Leandro Zamboni. Ma in seguito ai tiri di disturbo degli austriaci, gli alpini erano stati costretti a rinunciare a quell’ aereo aggiramento. La soluzione venne individuata nella galleria, che ancora oggi fora il monolito roccioso.

Le nuove passerelle, che luccicano contro la roccia aranciata del Gendarme, sono state costruite nei mesi di luglio e agosto dalla guida alpina Dario Melotti di Vezza d’ Oglio insieme con una squadra di spericolati carpentieri-acrobati. Misurano rispettivamente 53 e 70 metri. Sono ancorate con possenti fittoni che penetrano nella montagna per 12 metri. 200 mila euro l’ investimento. Nel corso dell’ inverno era stata preparata la distinta dei materiali, che sono stati poi trasportati in cresta dall’ elicottero, insieme a un bivacco di fortuna, un nido d’ aquila appeso con cavi di sicurezza dove hanno alloggiato gli uomini. Per problemi di peso tutto ha dovuto venire assemblato in quota. Gli uomini si sono calati in corda doppia nel canale ghiacciato, da cui con una corda di servizio hanno issato i cavo d’ acciaio, poi tesati mediante un argano. Le passerelle, che sono tutte in acciaio, sono state montate nel vuoto gradino dopo gradino. Non sono mancati momenti difficili, come intorno a Ferragosto, quando in due riprese sono caduti 40 cm di neve fresca, seppellendo tutti i materiali. Perché le passerelle siano accessibili manca solo il collaudo, che si svolgerà a giorni. Offriranno agli escursionisti, che percorrono il Sentiero dei fiori con imbragatura, cordino, moschettone e casco, meglio se accompagnati dalle guide alpine, due passaggi davvero emozionanti, con centinaia di metri di vuoto sotto i piedi. Discesi a valle, sarà d’ obbligo una visita al Museo della Guerra bianca in Adamello, da anni animato da Walter Belotti, che proprio in questi giorni viene trasferito nella nuova sede di Temù. Cosa sia stata davvero questa tragica e gloriosa pagina della nostra storia militare lo si può capire solo avanzando lassù a tremila metri appesi ai cavi metallici fissati alle rocce dell’ Adamello.
Le passerelle ci aiutano a rivivere con l’ emozione del nostro corpo un’ epopea troppo spesso dimenticata.
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